Nel cuore della Basilicata, a Calvello, uno dei tanti incantevoli borghi di montagna, un piccolo angolo di verde e di cielo in cui è possibile immergersi nella quiete del passato, si coltiva ancor oggi l’arte della ceramica.
E’ da tempo memorabile che l’artigianato a Calvello si è sempre articolato nella lavorazione dell’argilla. Furono i monaci benedettini di Faenza, nel lontano 1200, a introdurre nel piccolo paese lucano quest’arte; da allora generazioni di famiglie ne hanno appreso e tramandato i preziosi segreti.
Gli abili artigiani, chiamati “Faenzari”, nei laboratori rionali con torni rudimentali azionati a piede manipolavano l’argilla ricavata dal territorio, creando oggetti che, una volta decorati, cuocevano in forni a legna
All’epoca la conduzione dei laboratori era prevalentemente a carattere familiare ed ogni componente aveva un ruolo specifico: chi preparava il colore, chi disegnava, chi torniva, chi impastava la creta. Solitamente durante il periodo estivo si producevano embrici e mattoni, mentre in autunno e in inverno si lavorava all’interno espletando per lo più lavori di tornitura e pittura degli oggetti.
La particolarità dei manufatti calvellesi è il decoro inconfondibile che trae spunto dalle peculiarità del posto e dai prodotti locali: un uccello immaginario, con il corpo di un passero e la coda di un pavone, è circondato da ghirlande di fiori e decori in cui prevalgono i toni del verde dei boschi e del giallo dei campi di grano, che ricordano i colori delle primavere e delle estati lucane.
Collezione antiquariato
Riproduzione classica

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